I testi agiografici: religione e politica nella Venezia del Mille

Auteur: 
Cracco, Giorgio
Niveau bibliographique: 
Dans: 
Tra Venezia e Terraferma. Per la storia del Veneto regione del mondo
Éditeur: 
Scarmoncin, Franco - Scotto, Davide
Collection: 
Venetomondo
Maison d’édition: 
Viella-Istituto per le ricerche di storia sociale e di storia religiosa
Lieu d’édition: 
Roma
Année: 
2009
Pages: 
183-227
Résumé: 

Saggio già pubblicato in Storia di Venezia dalle origini alla caduta della Serenissima I Origini - Età ducale Roma 1992, pp. 923-61. L'A. s'interroga sulle radici stesse della coscienza religiosa veneziana - il cui fulcro essenziale risiede nel testo della Translatio sancti Marci (X-XI sec.), vera e propria pietra miliare del mito religioso e civico - partendo dalla prima metà del IX secolo. Risale all'829, infatti, una notizia presente nella parte finale del testamento del duca veneziano Giustiniano, dove ci si riferisce al corpo di s. Marco come già presente a Venezia e conservato nella chiesa eretta appositamente e considerata come cappella ducale. Il «possesso» delle reliquie marciane permise a Venezia di liberarsi dall'oppressione dei principi orientali e occidentali che ne avevano influenzato l'esistenza e di garantirsi un rapporto privilegiato con Roma; a questo proposito l'A. ricorda tra i protagonisti dell'adventus dell'evangelista il vescovo Orso, anche se l'autentico regista deve essere considerato il duca Giustiniano. Dopo questo fondamentale passaggio i duchi procedettero all'appropriazione della chiesa locale, divenendo in un certo senso i controllori di una religione «domestica», assumendo un ruolo sacrale, imponendo i nomi dei patriarchi, dei vescovi, degli abati. Sarà soltanto con la tarda stesura della Translatio - espressione di valori che rimandano a un rapporto simbiotico con Bisanzio e all'esaltazione della categoria dei negotiatores protagonisti della traslazione, forse in aperta polemica con il duca Pietro IV Candiano (anni Settanta del X sec.) - che l'evangelista, santo dei duchi, diverrà santo della città e di tutti i Venetici. Un passaggio niente affatto duraturo se si deve considerare la celebre inventio del 1094, con la riscoperta delle spoglie marciane per la consacrazione della nuova basilica, un «miracolo politico» volto a ristabilire in maniera ancora piu salda il legame tra il duca e il santo. Seguendo questa chiave di lettura, l'A. individua nell'emersione di un culto alternativo e competitivo rispetto a quello marciano, quello per il vescovo di Mira Nicola, il segnale inequivocabile di una nuova «forzatura» espressa dalla classe mercantile, ulteriormente amplificato dal recupero delle reliquie operato dai Veneziani nel corso della prima crociata e dalla loro conservazione presso il monastero di San Nicola del Lido. Ecclesiastici e mercanti si ritrovarono così a fianco nella promozione di un culto che permettesse loro di defilarsi dall'egemonia del duca. In conclusione si avanzano alcune osservazioni sulla terza translatio che interessò Venezia nell'arco di tempo considerato, quella del protomartire Stefano, i cui resti furono accolti in laguna presso l'abbazia benedettina di S. Giorgio. Tra le fonti consultate emerge per importanza e continuità l'Historia Veneticorum di Giovanni Diacono. (www.mirabileweb.it)